Siamo giunti/e alla conclusione di un anno che ci ha messi/e a dura prova.
Potremmo trovare una marea di aggettivi che descrivono l’esperienza comune di questa traversata faticosa, incomprensibile, irragionevole, precaria, dolorosa, insolita, smisurata, scioccante…
Oggi, più che mai, dopo aver validato un anno sfaccettato di dolori e paure, è importante prendere anche consapevolezza dei frutti maturati in questo aspro 2020. L’ultimo dell’anno può essere un tempo per riflettere e per stare in contatto con quanto avvenuto in questo 2020 per salvare forse qualche frammento di felicità quotidiana, per sognare nuove mete e per dirigere nuovi passi in vista dell’anno venturo.
San Paolo diceva «Vagliate tutto e trattenete ciò che vale», chissà che anche noi non possiamo trattenere qualcosa…
Focalizzarci su ciò che ha funzionato in noi quest’anno è un atteggiamento consigliato per la nostra salute psicologica. Secondo Roger Solomon, psicologo e psicoterapeuta specializzato nell’area del trauma e del dolore, a seguito di un evento critico, come quello pandemico, è importante affrontare il nostro umano senso di vulnerabilità focalizzandoci su quelle che sono state le nostre personali risorse adoperate per far fronte alla criticità. La resilienza infatti è la nostra capacità positiva di gestire lo stress; un processo di tipo dinamico caratterizzato da un adattamento comportamentale positivo di fronte un’avversità importante o un trauma (Luthar, Cicchetti, and Becker, 2000).
Questo atteggiamento ci aiuta a sentirci meno deboli e instabili, evidenziando la costruttività delle nostre strategie e quindi la nostra forza e resilienza. Se è vero che un evento può essere incontrollabile, è vero anche che noi possiamo attivare consapevolezza e controllo nella risposta che diamo all’evento. Volgendo uno sguardo al passato, Marco Aurelio ci diceva: “Avete il potere sulle vostre menti – non sugli eventi esterni. Rendetevi conto di questo, e troverete forza”. Ecco come l’invito è proprio quello di focalizzarci su quanto possiamo fare noi come individui dotati di capacità e azione di fronte all’incertezza, alla sofferenza e al senso di impotenza.
Per favorire quindi l’introspezione personale circa quanto abbiamo sperimentato e superato quest’anno, abbiamo la possibilità di domandarci:
“Durante il corso di questo tempo particolare ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentito/a efficace nel fronteggiare gli eventi critici e/o le fasi successive l’evento? Che cosa ho fatto che ha migliorato l’impatto dell’evento critico? Ho imparato qualcosa di nuovo in seguito all’evento? Cosa ho fatto di nuovo e di diverso? Come sono oggi, rispetto ad un anno fa?”
Possiamo dedicarci un momento per rispondere a queste domande prendendo carta e penna oppure ancora aprendo le “note” del nostro smartphone per elaborare qualche riflessione personale in più. La risposta personale a queste domande ci permette di osservare le nostre risorse e la nostra capacità di affrontare le avversità. Prendere consapevolezza di ciò ci aiuta a stare e restare con lo spiraglio personale di possibilità e speranza, aprendo così i nostri cuori alla vita che va avanti. Solomon ci invita quindi a riconoscere la nostra resilienza, che grazie alla flessibilità e all’adattabilità ci ha permesso di non essere del tutto sopraffatti/e quest’anno.
Giungendo alle conclusioni, è noto che tutti quanti/e nasciamo con una certa dose di resilienza e questa può essere rafforzata nelle nostre vite attraverso diversi passi (tratti dallo psicoterapeuta D. Meichenbaum) che percorriamo sinteticamente insieme:
Credo che sia importante quindi osservare e monitorare in un’epoca così vacillante quale personale livello di resilienza abbiamo sviluppato finora per poter eventualmente apprendere nuovi modi salutari di essere e di stare nel mondo.
Fonti: Convegno Scuole A.T. 04/12/2020, ph.D. Roger Solomon: “La resilienza al tempo del COVID”.
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