Quest’anno siamo stati tutti toccati da un evento mondiale inaspettato e improvviso che ha cambiato le nostre abitudini e le nostre vite. Tutti, in dosi diverse, abbiamo assaggiato l’amaro sapore del Covid-19, che è entrato direttamente o indirettamente nelle nostre case. Ognuno ha vissuto in modo personale questo momento di crisi e di restrizioni che ha comportato inevitabilmente una quota più o meno alta di stress. A questo proposito è interessante e utile soffermarsi sull’etimologia della parola “crisi” che apre lo sguardo su contenuti sorprendentemente pratici per superare questo tipo di stato.
La parola crisi deriva dal verbo greco krino (κρίνω), che significa separare, discernere, valutare. Ecco che, come anticipato, la comprensione del significato di tale parola ci fornisce preziose linee guida. La prima traduzione suggerisce infatti l’atto di separarsi dall’evento e dunque di distinguersi da esso per andare oltre. Il seguente suggerimento, con la seconda traduzione, è quello di riflettere, valutare e scegliere quale strada percorrere per cambiare. Si può notare quindi come tale parola contiene varia saggezza e ci guida nell’attraversamento della crisi stessa, come soglia di trasformazione e come presupposto di nuove prospettive e possibilità. Allo stesso modo la lingua cinese ci conferma tale prospettiva, essendo la parola crisi composta da due ideogrammi: wei, che significa problema e ji, che significa opportunità.
Tale significato-guida non elimina la portata del disagio che si esplica in esso, soprattutto nella prima fase. Questo momento infatti si declina inevitabilmente come fase di incertezza, smarrimento, angoscia e molto altro, che va vissuto e accolto così com’è, senza giudizio e senza pretesa. La crisi ci parla con le sue note dolenti, invitandoci ad un adattamento creativo, trasformativo e vitale. È stato visto infatti come un atteggiamento rigido aumenta la frustrazione mettendo in evidenza ciò che manca o ciò che è andato perso piuttosto di ciò che c’è e che si può fare. A questo proposito può essere utile condividere ed elaborare i propri vissuti con qualcuno e sviluppare uno sguardo aperto e flessibile, favorendo maggior benessere e un miglior fluire del percorso di crescita in atto.
Ognuno di noi dunque, in questo tempo destabilizzante e critico ha fatto i conti con se stesso in relazione all’evento, con le sue risorse e strategie e con i suoi svariati pensieri, sentimenti e vissuti.
L’invito di questo scritto è quello di riflettere sull’occasione che l’avversità ci offre per trasformarci e fiorire con altre forme. Ognuno di noi in questi mesi avrà scoperto qualcosa di nuovo di sé, degli altri e del mondo, in una dimensione diversa dal solito nella quale, costretti, abbiamo dovuto imparare a convivere e a trarne qualcosa di buono per sopravvivere. Esiste una nota storia del rabbino e psichiatra Abraham J. Twerski che parla della vita dell’aragosta, animale soffice che vive in un guscio rigido. Narra di come questo crostaceo, ad un certo punto della sua esistenza, sente il suo duro guscio stargli stretto. L’aragosta allora, per proteggersi dai predatori, si colloca sotto una formazione rocciosa dove lascia il suo guscio e ne produce un altro. Con il tempo però l’animale continuerà a crescere e il suo guscio tornerà nuovamente a stargli stretto e scomodo. Ecco che il ciclo si ripete per cui l’aragosta tornerà sotto la roccia per liberarsi del suo guscio rigido e produrne un altro ancora. Questo processo va avanti per molto e ci insegna che quando passiamo un momento difficile, il guscio inizia a stare stretto anche a noi e questo ci dà un segnale che è saggio ascoltare per poter crescere da esso. Come l’aragosta quindi, è sano costruire un nuovo atteggiamento, più adatto alla nuova situazione e al nuovo “io”, per cui usando in modo corretto le avversità possiamo crescere grazie ad esse.
Immagine tratta da: https://www.flickr.com/photos/16410567@N02/10793208306
Fonti: https://irp-cdn.multiscreensite.com/0780e19f/files/uploaded/La%20crisi.pdf
https://nicolarizzopuntocom.wordpress.com/2019/10/25/i-momenti-difficili-sono-anche-dei-segnali-per-crescere-la-storia-della-aragosta/
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